Giustizia sociale – Thomas De Luca – Consiglio regionale dell'Umbria

Giustizia sociale

Giustizia-sociale

“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. La giustizia sociale è fissata come pilastro fondante della repubblica nel secondo capoverso dell’art.3 della Costituzione.

Ogni persona deve avere parità di accesso alle risposte ai bisogni fondamentali che garantiscono il benessere dell’individuo, la sua integrità fisica e psicologica.
Eppure nel nostro paese e in una regione come l’Umbria la nostra società è ancora contraddistinta da profonde disuguaglianze che lo impediscono. Una disuguaglianza spesso causata da politiche e servizi pubblici esautorati e desertificati, binari morti in cui le persone perdono dignità e fiducia.

A 80 anni dall’Assemblea costituente a pagare il prezzo più grande sono ancora i più deboli e soprattutto anziani e bambini. I dati diffusi da Save the Children nella XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia attestano che oggi, nel 2022, nella nostra regione 17.000 minori vivono in condizioni di povertà. Una povertà che gli impedisce di crescere in maniera sana e serena, precludendo possibilità e progetti di vita. Rubare la loro speranza è un crimine contro il futuro.

In questo quadro di riferimento, nonostante i continui attacchi di alcuni politici e industriali, il Reddito di Cittadinanza è stato l’unico strumento che ha permesso la tenuta sociale nel nostro paese anche nei momenti peggiori della pandemia da Covid-19. Le risorse destinate per due terzi proprio a minori e persone con disabilità hanno rotto definitivamente il dogma della schiavitù moderna e invertito il paradigma culturale della povertà come una colpa che ricade dai genitori ai figli.

Genitori che spesso lavorano ma non riescono comunque ad affrancarsi dalla povertà. Il ‘Rapporto sulla povertà in Umbria 2019’ a cura dell’AUR attesta come l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta con il capofamiglia occupato tocca in Umbria il 10,5%. Un dato che “fa riferimento alla precarietà del lavoro ma anche alla bassa remuneratività che c’è nella nostra regione. Una persona povera su dieci ha un lavoro che però non gli consente di vivere in autonomia”. Numeri confermati dal ‘III Rapporto Caritas sulle povertà in Umbria 2020’: su un totale di 3.516 richiedenti aiuto ai Centri di ascolto Caritas, ben 585 (il 16,6%) sono stati definiti occupati.

Figli che non riescono a prendersi cura dei genitori, coloro che hanno costruito il nostro paese e che troppo spesso oggi vengono lasciati nella lenta agonia di solitudine e disperazione. Una violenza da parte della politica verso gli anziani, dove anche una pensione minima diventa un privilegio. Basti guardare al caso emblematico dei canoni di locazione delle case popolari, in alcuni casi triplicati dal nuovo metodo di calcolo.

“La lotta di classe c’è stata e l’hanno vinta i ricchi” dice il prof. Barbero ed il titolo di un libro scritto da Marco Revelli. Ad oggi, le diseguaglianze continuano a crescere, la crisi economica globale è gravissima e lo stato ambientale del pianeta continua a peggiorare. E gli spazi di gestione del conflitto sono ormai diventati asfittici ed a senso unico: dalla parte dei più forti. La coesione sociale e la riduzione della forbice delle disuguaglianze attraverso la redistribuzione del reddito non è solo un dovere costituzionale, ma è la base della nostra civiltà. L’esclusione e l’indifferenza verso di essa sono la negazione di ogni evoluzione sociale.

Ad oggi, le diseguaglianze continuano a crescere, la crisi economica globale è gravissima e lo stato ambientale del pianeta continua a peggiorare

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